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_i seguenti servizi televisivi e radiofonici sullo spettacolo:Â
Rai 3 "Chi è di scena", Rai 5 "Save the date", Sky Tg 24, Rai 3 Trg, Radio Rai Gr3, Radio 3 Suite, Rai 1 "Applausi"Â
_le recensioni uscite ad oggiÂ
_il book del making of che gentilmente ha realizzato per tutta la Compagnia il fotografo Donato Aquaro.Â
TEATROCARIGNANO  3 - 22 aprile2018 ’ Prima nazionaleDON GIOVANNIdi Molièreregia ValerioBinascocon (in ordine alfabetico): Vittorio Camarota,Fabrizio Contri, Marta Cortellazzo Wiel, Lucio De Francesco,Giordana Faggiano, Elena Gigliotti, Gianluca Gobbi, NicolaPannelli, Fulvio Pepe,Sergio Romano  scene GuidoFiorato  luci PasqualeMari  costumi SandraCardini  musicheArturo Annecchino Produzione Teatro Stabiledi Torino - Teatro Nazionale  Â
Valerio Binasco, nuovo Direttore artistico del Teatro Stabile diTorino, è un regista che ha saputo imporre una cifra stilistica di grandeoriginalità , mantenendo al contempo il rispetto per i testi che mette in scena,senza che questo costituisca un ostacolo al coinvolgimento degli spettatori:«Quel che provo a fare, è mettere insieme quello che come regista e attore hoimparato da diverse fonti, dai maestri, dalle esperienze passate. Oggiavvertiamo un’urgenza sacrosanta: ossia di recuperare il rapporto con ilpubblico. Per questo, dobbiamo fare l’impossibile per renderci comprensibili,per emozionare ogni spettatore, per non farlo sentire "estraneo" rispettoall’opera».Don Giovanni (interpretato da Gianluca Gobbi) è il leggendarioseduttore, mito della letteratura europea, simbolo non soltanto dei trionfi edelle ceneri dell’eros, ma anche della rivolta della libido contro le remoredella teologia. Comparso per la prima volta nel dramma di Tirso de Molina Elburlador de Sevilla y Convidado de piedra, è con Molière che acquisiscespessore e si traduce in mito della letteratura europea. Il 1665 è l’anno diuna nuova offensiva del drammaturgo francese contro la morale dei benpensanti,cui seguirà una nuova, violenta risposta da parte del "partito dei devoti".L’occasione si presenta con la sua nuova opera teatrale, Don Giovanni,che riprende il tema della religione già affrontato nel Tartufo. Lacommedia, in cinque atti in prosa, è strutturata in modo tale da far convergeretutte le scene sulla figura del protagonista. Molière seziona il tema dellareligione e della sua funzione nella morale e nella società . Il suolibertinaggio non è che una declinazione estrema della ricerca di libertà :anche nel momento in cui tale ricerca sfocia nell’ateismo e blasfemia noncontraddice mai la figura dell’eroe-criminale solitario, che orgogliosamenteosa portare la sua sfida anche contro Dio.La difesa dei principi della religione e delle verità della fedeviene assunta da Sganarello (interpretato da Sergio Romano), servitoreridicolo, che svilisce gli argomenti che tocca, inducendo a una caricaturaleconfusione tra religione e superstizione. Neanche la figura del Convitato dipietra, né il finale morale imposto dalla tradizione, riescono a riequilibrarela propensione degli spettatori verso l’immagine del libertino, immorale edempio.Â
Note a marginedell’allestimentodi Valerio BinascoCon questo Don Giovanni ci allontaniamo dallatradizione recente che ci ha abituati (anche con allestimenti molto belli epaludati) a un protagonista emaciato, pre-esistenzialista, malinconico e cerebrale,in linea con le riletture novecentesche di DonGiovanni. Così a partire dal protagonistaho deciso di lasciar perdere il Cavaliere Spagnoleggiante della primatradizione, così come la figura vampiresca e tardoromantica che fu cara agliintellettuali del secolo scorso. Perquanto mi riguarda si tratta solo di divagazioni lontane da quella cosa che iochiamo ’vita’ - per mancanza di terminologia più precisa - e che mi ostino aricercare in teatro, anche contro l’evidente contrarietà di certi testi e deiloro autori.Cosa cerco? Cerco proprio Lui, il protagonistadi questa storia, come posso immaginare che sia stato PRIMA che nascesse la sualeggenda e la sua letteratura. Lo cerconella vita, più che nel testo. Se lo cerco nella tradizione, Don Giovanni nonc’è, c’è un fantasma letterario al suo posto. Se lo cerco nella realtà che mi sta intorno, Don Giovanni è poco più diun delinquente, un autentico delinquente, non un borghese che si atteggia. È ilrisultato di un eccesso di desideri compulsivi e viziosi, che egli coltiva conil preciso scopo di stare BENE con se stesso, e non di autopunirsi in modoestetico (come nella tradizione vampiresca novecentesca), né di fare larivoluzione culturale. Ma con unacaratteristica in più, che sembra però una caratteristica in meno, ma non lo è:la propria scarsa consapevolezza di chi egli sia realmente nell’anima. Questosuo ’non percepirsi’ nel profondo, questo rifiuto a priori di considerare degnodi interesse la coscienza di sé, è una condizione psicologica moltocontemporanea, teatralmente interessante, poco indagata. Â
FOTO DELLE PROVE DEL "DON GIOVANNI"
 ©PHOTO DONATOAQUARO            Dasinistra Gianluca Gobbi, Sergio Romano
foto copertina:Â Â PROVE DEL "DON GIOVANNI"Â
 ©PHOTO DONATOAQUARO
 Gianluca Gobbi